Nel sito di Famiglia Cristiana ho letto queste parole:
Un grande dolore non è vano se fa crescere: va espresso, nei suoi molteplici volti (la rabbia, la paura, l’impotenza, la colpa…), in modo anche da curare pian piano le ferite emotive e non lasciarle incancrenire. Va contenuto: le lacrime bisogna trasformarle in pensieri e in parole, affinché non si riducano ad una reazione emotiva forte ma passeggera. Va accompagnato: ritrovarsi insieme, guardarsi negli occhi, condividerlo rende più profonde e autentiche le relazioni tra le persone.
Le trovo di una grande profondità, e le condivido pienamente.
Ma quanto è difficile però incanalare il dolore? Quanto è difficile riuscire a trarre qualcosa di buono dalla sofferenza?
Quanto è difficile abbandonarsi al dolore per farsi avvolgere, viverlo in tutta la sua pienezza, per poi lasciarselo alle spalle?
Ma quanto è difficile piangere e trasformare queste lacrime in parole?
Quanto è difficile quando sei in piena crisi del dolore trovare qualcuno che riesca a starti vicino nel modo giusto, come tu vorresti?
Quanto è difficile condividere il dolore altrui, farlo proprio per capirlo fino in fondo?
Il dolore fa paura, il dolore ti isola, il dolore sfinisce, il dolore cambia irrimediabilmente e mai in meglio.