Ho due figli maschi e un marito , sono in netta minoranza.
Ma cosa vuol dire vivere in una famiglia in cui sei l’unica femmina?
Ho due figli maschi e un marito , sono in netta minoranza.
Ma cosa vuol dire vivere in una famiglia in cui sei l’unica femmina?
Stamattina stavo ascoltando l’intervista che Quarto Canale Radio ha fatto a Mimma e Drusilla, del blog Mamme nel deserto (se volete ascoltarla, cosa vi consiglio, andate QUI) e una cosa che mi ha colpito è stato quando Mimma ha detto che la sua bimba non ha paura delle donne in abaya.
Una delle cose che fa più effetto per noi occidentali è vedere le donne mussulmane coperte da questi abiti scuri lunghi lunghi e leggeri, col viso avvolto da altri tessuti, che a volte lasciano scoperto il viso, altre volte solo gli occhi.
Non ne conosco il nome corretto di questo o l’altro indumento, non ne conosco nemmeno il significato profondo e tanto meno il perchè le donne arrivino a coprirsi in maniera così totale e se devo dirla tutta, non lo condivido, qualsiasi sia il motivo, che sia il credo, la tradizione o la costrizione, ma non condividere, non vuol dire non rispettare.
Io abito in un paese di provincia, frequento poco la città, per non dire nulla, ma lavorando in un centro commerciale qualche volta mi è capitato di vedere delle donne così abbigliate, che vedono il mondo esterno solo attraverso una retina. Ne resto sempre molto colpita e in me c’è sempre un sentimento di sconcerto.
Nei giorni scorsi sono stata a Parigi quattro giorni, bellissima città, colma di persone che arrivano da ogni parte del mondo, persone abbigliate in tutti i modi possibili e immaginabili, non ti puoi sentire vestito male a Parigi, c’è sempre qualcuno che si veste peggio di te.
C’era un alta percentuale di mussulmani, come in qualsiasi città, molte donne vestite con i loro abiti tradizionali, super vestite, coperte da strati e strati di tessuto, con nessun lembo di pelle scoperto se non le dita delle mani, a volte nemmeno quelle. Faceva caldo, in rari momenti a me mancava il fiato, eppure loro non facevano una piega, io sarei svenuta all’istante sotto tutta quella bardatura.
Ma, mentre io notavo tutto questo, mi facevo domande, mi davo risposte, restavo sconcertata e mi preoccupavo per queste donne sotto il sole, per Miciomao erano la normalità, nemmeno le vedeva, nemmeno le notava. Per lui erano donne, erano mamme, erano persone come tutte le altre.
Fortunatamente i bambini hanno un modo di vedere il mondo molto diverso dal nostro, hanno altri filtri, hanno altre aspettative, hanno altri occhi, più belli, più limpidi, più sani.
Una domanda me la sono fatta e non ho trovato risposta: quando sono in pubblico queste donne, bevono? Mangiano? Io non le ho viste fare nulla. Io ho consumato litri di acqua e loro nulla in tutto il tempo che le ho avute dinanzi. Non si disidratano al sole li sotto?
Domani è l’ 8 Marzo, una giornata dedicata alle donne, una giornata piena di significato, almeno per me è così, ma c’è anche chi dà a questa giornata una piega ben diversa da quella che dovrebbe avere, questa è una linea di pensiero che non mi appartiene, ma credo che ognuno sia libero di fare ciò che crede.
Da sempre le donne devono essere un bel mix di femminilità e forza, che poi perchè si dice che la forza è uomo non lo capisco, come non capisco nemmeno quando si dice di una donna tosta, che “è una donna che ha le palle”, come se essere determinate, capaci, avere fiducia in se stesse, fosse una prerogativa degli uomini.
La donna è sempre stata un essere forte, pieno di grinta, di voglia di emergere, con grandi capacità di adattamento e grandi energie, non dimentichiamoci che anni addietro, gli uomini andavano in guerra, ma le donne restavano a casa, piene di figli a far andare avanti la baracca, una di queste era mia nonna, un grande esempio di coraggio, forza, determinazione e tanta tanta pazienza!! Voglio dedicarla a lei questa giornata, lei che ora non c’è più.
Io sono una sostenitrice della forza delle donne, abbiamo fatto tanti passi avanti grazie alle lotte che hanno sostenuto tante donne che sono nate prima di noi, ma ancora molto c’è da fare, non dimentichiamoci che una donna ogni due giorni viene massacrata per mano di un uomo.
Vorrei segnalarvi un’iniziativa: Donne è bello
Quello che negli anni delle lotte era nata come un’affermazione, ora diventa una domanda, tu cosa rispondi?
dell’Ariston Franca Valeri e mi sono soffermata a guardare, in memoria dei suoi vecchi simpatici monologhi al telefono con mammà che ho sempre ascoltato con piacere.
Era di rosso vestita, truccata benissimo e con un paio di occhiali che le davano un viso vispo.
Ebbene, ho visto una donna di 94 anni, con una forza, una determinazione incredibile.
Franca Valeri è affetta da tremore essenziale, io l’avevo preso per Parkinson, una malattia che la limita nei movimenti, ma non nello spirito. Aveva una voce tremolante, ma ha portato a termine il suo monologo con ironia e fermezza.
Grazie Franca sei un esempio per me, per noi.
Grazie Franca, mi hai fatto emozionare.
Oggi è stato indetto uno sciopero che interesserà quasi tutti i comparti pubblici e privati.
La data è stata scelta dall’Onu, che ha deciso che il 25 Novembre di ogni anno sarà La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Oggi tutte le donne dovrebbero indossare un indumento rosso come simbolo di denuncia contro gli abusi e le violenze a cui le donne stesse sono sottoposte.
Non si può nascondere che la nostra società è maschilista e che nei confronti delle donne c’è discriminazione sia nell’ambito familiare, dove la donna è soggetta a violenze sia fisiche che mentali, ma anche in quello lavorativo, dove ancora oggi a parità di lavoro le donne sono pagate meno e dove le donne vengono obbligate a firmare le dimissioni in bianco, che verranno utilizzate nel caso in cui la donna resti incinta.
Ci vogliono leggi che ci tutelino maggiormente, leggi che vengano però rispettate e messe in pratica quando serve, leggi che aiutino le donne e non leggi che le si ritorcono contro.
Il femminicidio è un problema troppo grande per essere sottovalutato, per essere nascosto sotto il tappeto. E’ vero se ne parla, ma non basta, non più, non nel 2013 dove non passa giorno durante il quale non si legga sui giornali che una donna è stata uccisa per mano di un uomo.
Buon 25 Novembre a noi tutte, nella speranza che qualcosa cambi.
Se volete sapere perchè è stato scelto proprio il 25 Novembre, andate QUI.
E’ la prima volta che partecipo alla Staffetta di Blog in Blog, ho letto spesso i post delle partecipanti ed ora eccomi qua.
Il tema proposto questo mese è davvero interessante:
Se fossi un uomo
Ho sempre desiderato essere un maschio, per il semplice fatto che mia madre, in un giorno di sana follia, mi ha confidato che lei avrebbe voluto che lo fossi, che lei preferiva i maschi. Me l’ha detto con una leggerezza tale, che ancora oggi quando ci penso non posso crederci.
Ho vissuto per molti anni con questo peso sul cuore, con questa consapevolezza di non essere ciò che mia mamma desiderava.
Da quando sono diventata mamma, tutto è cambiato in me, tutto ha preso un significato diverso, tutto è migliorato.
Da quando ho sentito muoversi nella pancia quell’esserino, non ho più desiderato essere un maschio, non me ne è importato più nulla e ho iniziato a vivere il mio essere donna con molta più consapevolezza, con molta più gioia.
Da quando i miei occhi si sono fissati negli occhietti grigioverdi del mio primo figlio, MrD, tutto ciò che aveva detto mia mamma, ha perso consistenza.
Quindi cara mamma, tu che hai provato le gioie della maternità, come hai potuto dirmi una cosa così?
La maternità un uomo non saprà mai cos’è.
Se fossi un uomo non avrei mai provato quelle emozioni, quelle sensazioni, non avrei mai avuto quell’esperienza unica che è diventare madre e per ben due volte.
32.Sara –http://www.nuvolositavariabile.com/
Ho letto questa frase QUI e ne sono rimasta colpita.
La storia è una di quelle forti, di quelle in cui tutto sembra andar male, ma la protagonista è una tosta, una che prende il meglio dal peggio, anzi, il meglio da quel poco che la vita riesce ad offrirle o forse è tanto???
Le donne hanno da insegnare.
Le donne si mettono in discussione.
Le donne prima di essere donne sono mamme, ma a volte la malattia annebbia le menti, gli intenti e l’amore.
Avete letto questo articolo? E’ di qualche giorno fa, ma io l’ho letto solo oggi, se anche a voi è sfuggito, leggetelo e ditemi cosa ne pensate.
Io sono allibita, ma ormai lo sono sempre più.
Le notizie che si leggono in rete mi lasciano con l’amaro in bocca.
Il rispetto in ogni cultura è alla base di una convivenza civile.
Io rispetto te che la pensi in modo diverso, tu rispetti me.
Io capisco le tue tradizioni, anche se non le condivido, tu dovresti capire le mie e rispettarle.
Io se vengo nella tua terra, cerco di non urtare la tua sensibilità, tu dovresti non urtare la mia.
Io non ti impongo nulla, tu non la imponi a me.
Adesso, il fatto che tu uomo islamico, consideri la donna meno di niente, a me da fastidio, sappilo.
Il fatto che tu non consideri la donna al tuo pari, non lo sopporto proprio.
Se una donna, per motivi lavorativi, ti fa un osservazione per un tuo errore, un tuo comportamento sbagliato, tu dovresti rispettare ciò che lei ti ha fatto notare, non offenderti, in quel momento è un’autorità, non è tua moglie nelle tue mura domestiche.
Tu sei in un paese civile, avanzato, (anche se certi fatti ultimamente questo lo smentiscono), nel quale le donne si stanno battendo da anni per avere pari diritti degli uomini, nel quale le donne non sono disposte a stare in seconda fila solo perchè sono nate con la vagina (Scusate).
Tu uomo islamico hai portato la tua famiglia nel nostro paese per offrire loro un futuro migliore, ecco, in questo futuro migliore è compreso anche la dignità della donna, il riconoscimento della donna come essere uguale a te, sappilo.
Credo che non tutti gli uomini islamici siano così, non voglio generalizzare, mi riferisco all’uomo islamico, come pure a quello occidentale, o orientale, di qualsiasi etnia, che ritiene la donna un essere di serie B, un essere senza diritti, ma solo doveri.
Ci sono state dure potreste in seguito a questa notizia, quindi si è fatta mezza marcia indietro, si mezza, le donne potranno essere assunte, ma se devono contestare qualcosa ad un uomo islamico, si dovranno presentare accompagnate da un altro uomo.
Non ho parole.
Se non sopportano di essere ripresi da una donna, non dovrebbero far altro che non presentarsi sull’arenile di Jesolo, molti di loro sono anche abusivi, quindi andrebbero allontanati, , io aggiungerei, da un gruppo di donne.
Nei giorni scorsi ho letto il libro Horse Boy, (se vuoi leggere la mia recensione, vai qui), è un libro che ti consiglio, è molto bello. La mamma di Rupert, dopo un lungo cammino personale di sofferenza psicologica, per aiutarsi, ha iniziato ad esercitare l’autocompassione. Prima di imbattermi in questo libro, non sapevo nemmeno cosa fosse e a cosa servisse, o meglio, se servisse realmente.
Il primo passo dell’autocompassione è essere gentili, essere più indulgenti e meno severi nei giudizi verso noi stessi.
Le donne, rispetto agli uomini, per indole, sono, in genere più gentili nei confronti degli altri, ma severe con se stesse, forse anche per un messaggio derivante da questa società così competitva, nella quale le donne devono essere multitasking, devono saper fare tutto e arrivare dappertutto. Ritengono che gli altri vengano prima e siano più importanti, questo è sbagliato, perchè si innescano così dei comportamenti negativi verso se stesse. Le attese vengono disattese, ci si sente di aver fallito, il nostro umore finisce sotto le scarpe e ci diamo anche la colpa per il mancato successo.
Uno studio ha evidenziato che le donne che si perdonano, che sono più magnanime e disposte a perdonarsi, sono meno depresse, meno stressate, sono donne più serene.
Dobbiamo essere più comprensive con noi stesse, dobbiamo imparare ad essere emotivamente più vicine a noi stesse, ma non dobbiamo autocompatirci, no, quello è sbagliato, ma nemmeno dobbiamo castigarci o addirittura punirci. Dobbiamo accettarci, accogliere i nostri difetti, le nostre imperfezioni, rendere più leggera questa nostra strada, che si chiama vita.